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Rientrati dalle vacanze? Iniziano i buoni proposti: la ricerca del vero benessere e non solo del piacere!

Sempre più spesso capita di incontrare la parola benessere in contesti, luoghi e situazioni fra le più diverse e questo a volte può lasciare perplessi, specie quando il benessere viene confuso con godimento, ricreazione, edonismo e ricerca di piacere.

Anche complice l’uso di inglesismi, come quello della parola wellness, che contribuiscono a mistificare i significati, oggi è estremamente facile proporsi come fornitori di benessere per il solo fatto di erogare qualcosa che, a ben vedere, è una esperienza di piacere. Ma benessere e piacere, entrambi importanti, sono due cose molto diverse e confonderli svilisce una esperienza centrale nella vita, come cercare di stare bene.

Così, oggi il benessere diventa il massaggio rilassante, fare un bagno in un idromassaggio, maschere di bellezza a viso e corpo, mangiare cibi esotici, stare quaranta minuti nella stanza di sale, fare una settimana in agriturismo in cui si è serviti e riveriti o fare la sauna… e chi più ne ha più ne metta! Ma non credo che queste esperienze possano realmente essere annoverate fra quelle di benessere o di wellness, perché manca un impegno attivo e costante della persona durante l’esperienza stessa.

In alcune situazioni proposte come di benessere, ma che a mio parere sono di godimento e piacere, noi siamo solo fruitori passivi di qualcosa di cui altri si preoccupano, rendendoci consumatori di un prodotto già preconfezionato. In questi casi ci viene richiesto di godere del servizio offerto e l’unica responsabilità vera che ci attende è quella di pagare – con i soldi – quello che ci viene offerto. In questi casi, a differenza di quanto accade nelle vere esperienze di benessere, qui il bene è una tantum: una sorta di rievocazione emotiva momentanea dello stare bene, centrato fondamentalmente su un disimpegno del fruitore: egli deve solo godere e provare piacere per quello che gli viene offerto. Invece il benessere, per essere veramente tale, richiede il contrario: impegno della persona che cerca benessere, tempo-continuità e disponibilità ad entrare anche in situazioni difficili e dolorose.

L’esperienza di benessere passa dalla ricerca attiva, dalla sperimentazione di cosa ci fa stare bene, necessita di scoprire qualcosa di nuovo e di diverso – ciò che manca al nostro benessere – e quindi passa dal mettersi in gioco, dal responsabilizzarsi, dall’impegnarsi e dal prendersi tutto il tempo che serve per poter percorrere strade e raggiungere risultati di benessere. In questo senso, emerge così che benessere e piacere implicano dispendi energetici differenti, ma anche risultati diversi proporzionali al coinvolgimento messo in atto: metto di me stesso poco, ottengo poco dall’esperienza e viceversa!

Così, il benessere e il godimento di esperienze di piacere sono esperienze molto diverse fra loro, anche se in alcuni momenti coincidono e si sovrappongono: molti possono affermare che provare piacere è stato per loro un bene e credo che sia vero. Ma ritengo che sia un bene diverso da quello vivibile nelle esperienze di benessere poiché, grazie alla partecipazione attiva della persona, il bene del benessere diviene costituente la persona, cosa che non accade con il bene avvertito nelle esperienze di piacere: come arriva esso se ne va, senza lasciare tracce.

Dunque, ricercare benessere non è ricercare piacere e, vista la confusione dell’offerta di benessere all’interno della quale troviamo un po’ di tutto, credo sia importante avere le idee chiare sulle scelte di benessere che facciamo, anche perché questa chiarezza può aiutarci a tarare le aspettative: se non sto bene, non posso aspettarmi cambiamenti solo andando dall’estetista od andando continuamente in vacanza. Ci vuole molto di più!

Andrea Spatuzzi, Psicologo e psicoterapeuta


Monzese doc, curiosa scopritrice della propria città, amante degli eventi particolari, romantica cittadina che adora girare sulla sua bicicletta alla scoperta di cose nuove da condividere.

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