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Regicidio di Umberto I: una data importante per Monza

Re Umberto amava la Reggia di Monza e qui trascorreva le sue estati, dividendosi tra impegni ufficiali e visite al villino di Vedano al Lambro, dove incontrava regolarmente la sua favorita, la Contessa Eugenia Bolognini Litta.

Il 29 luglio 1900 per il Re era stato un giorno come molti altri, tra una visita a Eugenia per colazione, ed impegni politici e famigliari con la moglie Margherita.

Faceva molto caldo, Umberto era affaticato ma decise comunque di partecipare, in serata, a una manifestazione sportiva organizzata dalla Forti e Liberi in un campo non molto distante dalla Villa.

Il Re volle però uscire con un calesse scoperto e senza indossare l’abituale maglia di ferro sotto la camicia: non immaginava certo che la rabbia contro il suo governo sarebbe esplosa quella sera con i tre colpi di rivoltella sparati contro di lui da Gaetano Bresci, anarchico e contestatore del Regno, giunto a Monza pochi giorni prima forse proprio con l’intenzione di attentare alla vita di Umberto.

Il Re fu subito soccorso, portato velocemente in Villa ma a nulla valsero gli sforzi: il letto color carta da zucchero nella sua stanza, diventerà il catafalco della sua salma.

Come noto, la famiglia reale organizzò velocemente il trasferimento a Roma e lo sgombero della Villa, che fu chiusa e mai più utilizzata da Savoia; i cittadini monzesi invece da subito vollero rendere omaggio al “Re Buono” e infissero una piccola croce di legno nel punto in cui Umberto fu colpito a morte.

Mazzi di fiori e biglietti di condoglianze si moltiplicavano nel campo, tanto che si decise di recintarlo con una palizzata di legno alla quale erano addossate centinaia e centinaia di corone funebri. Il nuovo sovrano, Vittorio Emanuele III e la vedova Regina Margherita, stabilirono che quel terreno – donato ai Savoia dal Comune di Monza – dovesse ospitare un memoriale dedicato a Umberto: la prima pietra fu posata nel primo anniversario della morte, nel 1901, alla presenza del Duca degli Abruzzi, e da quel momento l’architetto Giuseppe Sacconi si occupò del cantiere che portò alla costruzione della Cappella Espiatoria.

Sacconi non vide mai conclusa la sua opera, che fu invece completata con alcune modifiche dal suo allievo Guido Cirilli nel 1910.

La grande stele in pietra di Oggiono, alla cui sommità sono rappresentati i simboli regali dei Savoia, si erge su un’ampia scalinata dalla quale si accede al sacello: un piccolo ambiente rivestito in mosaico e marmi di diverse qualità in cui è celebrata la dinastia reale attraverso il ricordo di Santi e Beati della casata.

Scendendo alle spalle della stele invece si trova l’ingresso alla cripta, dove Cirilli fece collocare un cippo in marmo del Belgio proprio là dove si diceva che la terra fosse stata bagnata dal sangue del Re ferito a morte; tutto intorno, sotto un cielo stellato realizzato a mosaico con inserti di pietre dure, le corone funebri in bronzo donate negli anni soprattutto dai corpi militari e da sostenitori della monarchia sabauda.

Tra gli elementi di maggior rilievo artistico, ricordiamo: la monumentale cancellata di ferro battuto realizzata su progetto del maestro Alessandro Mazzucotelli; la grande esedra con mosaici in pietre rappresentanti i simboli dei Savoia (come, ad esempio, la Corona Ferrea e il motto FERT) che funge da quinta scenografica per il monumento; il complesso scultoreo della Pietà, ai piedi della stele, realizzato da Ludovico Pogliaghi per volontà della Regina Margherita, che così intendeva dare una visione concreta del suo dolore per la morte del marito.

E infine, le grandi croci in alabastro, sulla stele: la struttura al suo interno è cava e percorsa da un sistema di illuminazione elettrica che ogni 29 luglio, la sera, viene acceso per ricordare il tragico avvenimento che tanto impattò sulla storia del Paese e della città di Monza.

 

 


Associazione Culturale Art-U nasce nel 2012 dalla passione di sei laureate in Storia dell'arte e Archeologia, Chiara, Chiara, Elena, Ilaria, Valentina e Valentina, desiderose di valorizzare il patrimonio storico e artistico dei propri territori di origine.

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