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Walter Bonatti: la storia del grande uomo, orgoglio monzese

Walter Bonatti, il grande alpinista, è una delle persone di cui la città di Monza può essere veramente orgogliosa.

Sparigliamo un po’ le carte e iniziamo dalla fine, lontano da Monza ben 200 km ed indietro nel tempo di ben 51 anni: il 21 febbraio del 1965, a soli 35 anni, Bonatti chiude la grande carriera da alpinista, aprendo una nuova via sulla parete nord del Cervino, in solitaria e invernale.

Ci vorrebbe un capitolo a sè solo per spiegare ai non addetti ai lavori cosa significhi l’accostamento “Parete Nord” + “Cervino” +  “invernale” + “solitaria”. Diciamo solo che non è  una “scampagnata” aprire una nuova via in una parete vergine, riposare appesi ad una corda giorno e notte, d’inverno,  con  materiali tecnici che di tecnico nel 1950 non hanno nulla…insomma un alpinismo d’altri tempi.

Walter Bonatti 6

Oggi, al cospetto di questi indefiniti “altri tempi”, siamo bombardati da eroi e miti che hanno qualità più estetiche che etiche, che sembrano emergere più per le apparenze che per la sostanza, che amano mostrare più i muscoli che la testa o il cuore. E siamo abituati a classificare come uomini di successo coloro che sanno monetizzare il proprio successo o che riescono a conquistare e mantenere potere  mediatico o economico. Ma esistono, in ogni epoca, miti e persone che lasciano qualcosa di speciale nonostante in loro ogni cosa sembri apparentemente semplice e normale.

Questo era Bonatti: un uomo raro che non amava le scorciatoie, che ha conquistato tutte le vette più alte e difficili e che alla domanda su quale fosse la montagna più difficile rispose con quel sorriso sincero e quegli occhi vivaci di chi conosce la fatica di andare avanti nonostante se stessi e i propri limiti: “la montagna più alta rimane sempre dentro di noi”.

Walter Bonatti 5

 

Quello sguardo e quel sorriso passano attraverso le difficoltà, e passano da Monza perché è dalla cittadina briantea che questa storia continua ancora oggi, con l’intitolazione di una Piazza nel quartiere San Donato e di una Scuola Media Statale in via Poliziano, nel quartiere Cederna.

Ricorda Bonatti nei suoi libri:

«Mio padre Angelo era un antifascista, che non si è mai iscritto al fascio; aveva un piccolo negozio di merceria, ma anche se da Bergamo ci siamo trasferiti a Monza nel ’39 per lui il lavoro non c’ era mai. Ci ha mantenuti mia mamma Angela che si è messa lavorare in un’ impresa tessile e che ha perso la mia sorellina di sei mesi per un’ appendicite trascurata. Mia madre è il mio cruccio, l’ ho persa in un momento speciale, anzi l’ ho uccisa».

Nel ‘ 51 infatti Bonatti riesce finalmente a domare la parete est del Grand Capucin, un obelisco di granito rosso nel gruppo del Monte Bianco, mai scalato prima. Inizia la nuova epoca, è la prima via che porta il suo nome. «La città di Monza mi festeggia al teatro Pergolesi, mia madre è in prima fila, mi appuntano la medaglia d’ oro, mamma è squassata dall’ emozione, si sente male, ha più di 240 di pressione, la portano a casa, muore prima di mezzanotte. Per due anni mi sono sentito oppresso dalla colpa, non riuscivo a darmi pace»

Negli anni della guerra frequentò la scuola media, in parte a Monza e in parte a Gazzaniga (Bergamo) da sfollato. Conseguì nel 1945 la licenza media e iniziò a lavorare con un amico che vendeva ferramenta all’ingrosso, studiando la sera per diplomarsi.

Lavorò come operaio nello stabilimento Falck di Sesto San Giovanni, mentre nel tempo libero si cimentava in esercizi ginnici nella palestra di una storica società sportiva monzese, la ‘Forti e Liberi’, fondata nel 1878. Nel 1953 si licenziò dalla Falck per gestire un rifugio a Pian dei Resinelli (Lecco).

Ricorda Mauro Fossati nelle pagine di Repubblica, in occasione del suo 70esimo compleanno nel 2000: ”Quando l’ ho conosciuto, il bergamasco trasmigrato a Monza, scarpinava con un pugno di ragazzi, armati soltanto di coraggio, invisi all’ alpinismo ufficiale, chiamati “Pell e Oss”, che vivevano isolati in un atteggiamento di orgoglio e diffidenza, e Walter, gli occhi vivacissimi, un ciuffo nero, aveva voglia di parlare poco, terribilmente poco. Quella covata monzese, i “Pell e Oss”, la bohème del sesto grado, era di assoluta qualità. Il grande Riccardo Cassin, il lecchese li aveva presi a ben volere. Bonatti… Oggioni… Aiazzi. Ma Bonatti, lo si intuiva, era l’ eccezione. Era il più difficile e il più immaginoso, il più discreto. Il fascino dell’ arrampicata gli era entrato dentro non solo come piacere fisico o come evasione. Eravamo nel ‘ 48. L’anno dopo, Walter era noto al mondo intero. Gli ero diventato amico. Pensava che la montagna, l’ avventura avrebbero potuto divenire una costante realtà.”

Sarebbe bello mantenere vivo l’insegnamento di questo grande uomo, divulgando i libri scritti da lui e i libri che parlano di lui,  i documentari e le interviste che lo riguardano; perché oggi abbiamo un gran bisogno di riscoprire il valore di un’etica, del rispetto degli altri esseri viventi e della natura, dell’importanza di  formare i giovani insegnando loro delle regole, facendo comprendere quanto siano  galvanizzanti i   “ce l’ho fatta!” senza  doping, senza colpi bassi, senza barare, impegnandosi sempre “per” e mai “contro”, riconoscendo quell’inesprimibile forza che risiede in ognuno di noi e che si accompagna alla fatica, al sudore, al sacrificio, alla ricerca dentro di se dell’energia per spingere i propri sogni sempre più in alto.

Questo e molto altro è racchiuso nei bellissimi libri di Bonatti, uomo raro di cui  Monza deve essere fiera.

Se vuoi approfondire delle letture su Walter Bonatti, Monza Reale ti consiglia questi testi:

  • “Un modo di essere”. Dall’Oglio Editore
  • “Montagne di una vita” Baldini Castoldi Dalai editore
  • “Fermare le emozioni. L’universo fotografico di Walter Bonatti” Edizioni Museo Nazionale della Montagna
  • “I miei Ricordi” Baldini Castoldi Dalai editore
  • “Walter Bonatti. Il fratello che non sapevo di avere” di Reinhold Messner, , Mondadori Electa
  • Michele Imperio e Fabio Pagani, “Walter Bonatti: con i muscoli, con il cuore, con la testa”, Produzione Road Television
  •  “W di Walter”, di Rossana Podestà, Paola Nessi Ed. Contrasto

 

Alberto Aiello

 

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Monzese doc, curiosa scopritrice della propria città, amante degli eventi particolari, romantica cittadina che adora girare sulla sua bicicletta alla scoperta di cose nuove da condividere.

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